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(libera interpretazione da “Tutto Ruota” di Luciano Canova e Fabrizio Iaconetti – Edizioni Guerini&Associati 2020)

Parliamo di impresa.

Vi è capitato di leggere questi due libri?

  • “Impresa vivente. Itinerario in una diversa concezione” di Salvatore Vicari (ETAS 1991)
  • “Impresa come sistema vivente. Una nuova visione per creare valore e proteggere il futuro” di Massimo Mercati (ABOCA Edizioni 2020)

Difficile. Anche per i 30 anni che li separano. Ma è molto interessante il confronto tra i due libri e i due autori. Confronto tra il pensiero e le storie di due persone molto diverse per esperienze, competenze e campi d’azione: Salvatore Vicari e Massimo Mercati. Scoprirete leggendo chi sono i nostri illuminati amici. E cosa li accomuna.

Salvatore Vicari ha trovato l’ispirazione per la scrittura del suo libro mentre lavorava con due biologi sudamericani. Dalla relazione professionale con loro, infatti, è emersa l’idea che «tutti i sistemi sociali hanno un loro ciclo di vita: nascono, crescono, si sviluppano e muoiono»: esattamente come tutti gli organismi in natura. Muovendosi da questa idea, la sua riflessione si è concentrata su un mondo meno “naturale”, quello delle imprese, che, come caratteristica specifica, hanno quella di essere «fatte di conoscenza». Vicari ci dice che al centro dell’impresa c’è l’uomo, portatore di conoscenza e fiducia, di emozioni e intraprendenza mosse dall’adesione a un’etica: «I sistemi sociali e le imprese non sono di per sé etici. L’Etica, come sistema di valori, diviene elemento essenziale se l’insieme di persone che anima l’impresa vuole essere una comunità: essere una comunità è un passaggio fondamentale, soprattutto per essere una comunità di sostegno reciproco, in primo luogo, nei confronti dei più deboli». L’aspirazione è quella di dare vita a una comunità d’intenti, in grado di comprendere e rispettare le esigenze di tutti i suoi componenti, ma anche dei portatori d’interesse all’esterno della stessa impresa. Vicari ha quindi una visione organicistica dell’impresa, come se fosse un essere vivente, e per questo il suo è stato ai tempi un libro visionario in grado di far emergere l’importanza dell’ambiente esterno come elemento necessario nel quale l’impresa si trova ad esistere. Questa, infatti, si sviluppa in relazione alle dinamiche del proprio contesto con una sua traiettoria specifica e con una chiara visione del futuro. Elementi centrali del suo sviluppo saranno le risorse di conoscenza e di fiducia, strettamente connesse alle persone. Queste possono diventare una comunità nel momento in cui riconoscono un senso a ciò che fanno, sentendosi totalmente partecipi e coinvolti.

In occasione di uno degli Aboca Talks (una serie di videoconferenze in cui approfondire i temi del nostro tempo, disponibili sul sito aboca.com) Massimo Mercati ha discusso del proprio libro con il prof. Stefano Zamagni, celebre economista, professore ordinario di Economia Politica all’Università di Bologna e Adjunct Professor of International Political Economy alla John Hopkins University. Il punto di partenza del loro confronto è stato il tema del senso dell’impresa: che cosa dà a un’impresa una specifica identità? Qual è la spinta decisiva che conduce alla decisione di dar vita a un’impresa? Entrambi, Mercati e Zamagni, riprendono un’idea che abbiamo già incontrato poche righe fa spiegando il pensiero del Prof. Vicari, l’idea dell’impresa come un essere vivente inserito in un contesto sociale ed economico.

Massimo Mercati sostiene che: «…dopo essersi laureato in Giurisprudenza, si è dedicato alla gestione dell’azienda di famiglia, Aboca, della quale è ora Amministratore Delegato. Ha inoltre fondato la rete delle farmacie Apoteca Natura, un network internazionale di farmacie che si concentrano sulle persone per accompagnarle in un percorso di salute consapevole ed è Presidente delle Farmacie Comunali di Firenze. Nel giugno 2020 ha pubblicato il libro L’impresa come sistema vivente.

Salvatore Vicari è Professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese, è stato Prorettore e Direttore del Dipartimento di Management presso l’Università L. Bocconi e ha istituito il primo programma di PhD in Management in Italia. Alla carriera accademica affianca l’attività di consulenza sui temi del marketing strategico e dell’innovazione, e quella di autore di libri e articoli in Italia e nel panorama internazionale. È quindi un Professore-Imprenditore di rara lucidità e sensibilità.

Gli imprenditori nascono tra il Trecento e il Quattrocento nel cuore della Toscana, proprio come nel caso della toscana azienda Aboca. Sono stati i ricchi mercanti di Firenze che finanziarono il Duomo alla ricerca di bellezza per la comunità in cui vivevano». Questi uomini ricercavano un senso superiore rispetto ai semplici affari e sentivano di avere un ruolo nella società, il loro obiettivo era quello di lasciare un segno. Oggi come allora è in atto un forte movimento, che può essere in grado di concretizzarsi in un rapido cambiamento del paradigma imprenditoriale: «l’impresa deve avere una bussola per il suo orientamento – dice Mercati – e questa bussola è il sistema valoriale: il senso dell’impresa». Ragionando in questa direzione Zamagni e Mercati smontano il concetto di impresa come macchina per fare soldi e portano il discorso a un livello successivo. Se infatti Massimo Mercati ha una formazione da giurista, a questa affianca una grande passione per lo studio e l’approfondimento della filosofia, anche applicandola alle dinamiche del proprio lavoro. La loro riflessione ci propone un’idea interessante, e ci fa capire che un cambiamento del modo di fare impresa debba essere impellente, ma anche che se dobbiamo cambiare strada occorre farlo radicalmente. Di qui ’idea di una “nuova” filosofia gestionale, una “filosofia” guidata da una idea di trasformazione del modo di fare impresa alla ricerca di un nuovo equilibrio tra la creazione di valore economico (profit), il rispetto delle persone (dipendenti e comunità esterne all’impresa) e il rispetto del pianeta. Questo nuovo approccio al fare impresa considera (ma al tempo stesso supera) gli stessi modelli di RSI (la Responsabilità Sociale d’Impresa) o CSR (Corporate Social Responsibility) perché tiene conto nel DNA dell’impresa di un orientamento strategico che non può tendere a creare pieno valore economico e sociale: si tratta di una visione audace e lungimirante che cambia le regole del gioco. Bisogna parlare in modo nuovo di Sviluppo e creazione di valore.

Sempre Massimo Mercati ci dice che: «vedere l’impresa come sistema vivente permette di rileggere la realtà aziendale in profondità, mettendo al centro dell’analisi i concetti di valore e di comunità, insieme alla consapevolezza delle condizioni di legittimità ed efficacia nella gestione di quello che è un sistema complesso, strutturalmente accoppiato con l’ambiente e la società in cui viviamo».

Voi lavorereste per un imprenditore che la pensa così?

Nel caso di Aboca si tratta di storytelling ma ancor più di storydoing. Aboca agisce nel presente, concretamente, mentre progetta il miglior futuro secondo questi principi. Si impegna in tal senso nei confronti dei suoi stakeholder. Aboca è  una delle (per ora) poche B-Corp in Italia.

Aboca è una ispirazione. Vicari segna un orientamento già tanto tempo fa.

La creazione di valore per una impresa non deve limitarsi ad esaurirsi nella sola creazione del profitto, ma deve estendersi all’impatto sull’ambiente e sulla società attraverso una crescita culturale di tutti i suoi membri, uniti di operare insieme nella direzione del bene comune.

Fabrizio Iaconetti
membro Comitato Direttivo AISEC
fondatore Essential Brand Advisory Srl società benefit – impresa associata AISEC