L’agenda 2030 sottoscritta dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite e approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu e i relativi 17 Obiettivi per lo sviluppo sostenibile da raggiungere in ambito ambientale, economico e sociale, ha segnato l’inizio di un cambiamento epocale per le persone, il pianeta e la prosperità.
Il termine “sostenibilità” è entrato in maniera dirompente nella nostra vita modificandone pensieri, abitudini e comportamenti.
Il concetto può sembrare intuitivo e spesso è erroneamente riferito alle sole tematiche ambientali o alla lotta contro ogni forma di discriminazione e disuguaglianza, trascurando il ruolo determinante delle leve fiscali per il raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda 2030.
Le imposte, infatti, non rappresentano solo un contributo alla collettività, ma anche un mezzo utilizzato dai Paesi per incentivare e orientare i comportamenti della società e dei cittadini. Pensiamo, ad esempio, a quanto possano essere determinanti politiche fiscali volte ad incentivare comportamenti sostenibili e scoraggiare quelli che invece possano causare danni; o quanto possa essere rilevante per le decisioni di investimento di un’impresa la diversità di trattamento fiscale degli Stati, determinando ingenti movimenti di capitali e ricchezza con ripercussioni sulla produzione di beni e servizi, sulle abitudini di consumo e sul mercato del lavoro. Sfruttare, infatti, le maglie dei sistemi tributari nazionali per spostare artificialmente profitti dove la tassazione è più bassa rappresenta una perdita di gettito importante per gli Stati, soprattutto per quelli in via di sviluppo.
E anche grazie al gettito fiscale, infatti, che le aziende contribuiscono allo sviluppo economico del proprio paese apportando le risorse necessarie per gli investimenti socio- ambientali e generando innovazione nel lungo termine.
Uno sviluppo sostenibile richiede, quindi, un sistema tributario solido, equo ed efficiente oltre che l’impegno delle imprese e dei cittadini alla trasparenza.
Nella comunicazione della Commissione europea del 18 maggio 2021 “Tassazione delle imprese per il XXI secolo” (COM 82021)251) sono stati delineati gli obiettivi dell’Unione Europea in ambito fiscale e gli step per realizzare una riforma del regime di tassazione internazionale delle imprese.
L’obiettivo è quello di creare un codice unico europeo per la tassazione delle imprese, un insieme di regole comuni per semplificare la vita degli operatori del mercato.
Ad oggi in Europa, infatti, nonostante ci sia un mercato unico di beni e servizi, permangono ancora le norme fiscali dei singoli stati con la conseguenza di un notevole incremento di costi per le imprese, di una consistente riduzione degli investimenti con limitazione di una potenziale crescita nei Paesi ad elevata tassazione, e di una complessità che spesso facilità comportamenti elusivi.
Il nome c’è già, si chiamerà BEFIT l’acronimo di Business in Europe: Framework for Income Taxation e avrà lo scopo di prevedere un codice unico della tassazione delle imprese per l’Unione Europea che consentirà una più equa allocazione dei diritti di imposizione fra Stati membri, una diminuzione degli oneri amministrativi, una riduzione della possibilità di elusione fiscale e sosterrà l’occupazione e gli investimenti nell’Unione Europea.
Il 28 novembre 2022, i ministri delle finanze europei e internazionali, responsabili politici di alto livello, accademici e società civile si sono riuniti a Bruxelles per il “Simposio fiscale dell’UE – verso il 2050: il mix fiscale per il futuro” per discutere del futuro dei nostri sistemi fiscali con l’obiettivo di creare entro il 2023 un sistema fiscale solido, efficiente e funzionale.
La base del dibattito si è focalizzata sulla necessità e l’urgenza di modificare e armonizzare il sistema fiscale legata ai cambiamenti epocali che stanno vivendo i mercati mondiali: le nostre economie e società stanno, di fatto, affrontando sfide strutturali che produrranno effetti anche a lungo termine. Questi includono il cambiamento demografico, la digitalizzazione, l’evoluzione dei mercati del lavoro, la globalizzazione, il degrado ambientale, il cambiamento climatico e le crescenti disuguaglianze. Senza una risposta politica certa e determinata, si prevede che tutte queste tematiche avranno un impatto negativo sulla sostenibilità del nostro mix fiscale. Diventa, quindi, fondamentale pensare come poterlo adattare per renderlo a prova di futuro, salvaguardando al contempo entrate fiscali sufficienti per garantire la sostenibilità fiscale e assicurando un sistema fiscale efficiente ed equo.
Nel corso del suo intervento il Commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni ha detto: “La tassazione può garantire che le risorse raccolte per lo Stato siano prelevate in modo equo e sostenibile e può cambiare i modelli di produzione e di consumo”,
Ha evidenziato che “Befit trarrà ispirazione dalla riforma dei due pilastri a livello globale, ma andrà oltre, per fornire un nuovo sistema di tassazione delle società adatto al nostro mercato unico strettamente integrato” indicando che il nuovo quadro “sostituirà i sistemi nazionali di tassazione delle società per le società interessate, riducendo così i costi di conformità e gli ostacoli agli investimenti transfrontalieri”.
“Befit – ha aggiunto ancora – avrà le caratteristiche fondamentali di una base imponibile comune semplificata e della ripartizione degli utili imponibili tra gli Stati membri. Sarà un altro passo importante nella lotta contro la concorrenza fiscale dannosa”
Attendiamo fiduciosi.
Anna Dimasi